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«Nessuno è più di buon umore di un ansioso, di un depresso o di uno scrittore, quando gli succede qualcosa di grosso».

Storia della mia ansia, di Daria Bignardi, è molto più che una semplice disanima del condizione di questa generazione, l’ansia. Il libro snocciola, come una specie di seduta autoimposta, i pensieri che non sappiamo di fare, le paure che non ci rendiamo conto di avere, la mordente urgenza di vivere che, a volte, ci dimentichiamo di proteggere dentro di noi.

Chi è Daria Bignardi

Daria Bignardi nasce a Ferrara, il 14 febbraio 1961 e, dopo un periodo di studi a Londra, al suo ritorno a Milano collabora per alcune testate giornalistiche, fino a lavorare in RAI e in Mediaset. Giornalista, scrittrice, ex dirigente d’azienda italiana e conduttrice televisiva di talk show e reality come Tempi moderni, Grande Fratello e, per LA7, con Le invasioni barbariche.

La sua penna ha sfiorato le pagine di Vanity Fair, fino ad arrivare alla conduzione di Donna dal 2002 al 2005. Fa poi il suo esordio come scrittrice per Mondadori con Non vi lascerò orfani, nel 2008, e raggiunge spesso le volte del Premio Strega.

Storia della mia ansia è edito Mondadori e va a segnare un periodo di cambiamento della scrittrice. Anche lei come la sua protagonista conosce bene le difficoltà della malattia e dell’entrare a far parte di una nuova realtà…

Citazione-Bignardi-Ansia

Storia della mia ansia: la trama

Lea è innamorata di suo marito, Shlomo. E forse anche lui la ama, a modo suo. Ma questa non è la storia di due persone che si amano. Questa è la storia di un istante in cui tutto si ribalta, il sotto diventa sopra e il vento inizia a tirare dall’altra parte, in cui una persona apparentemente felice si rende conto di non esserlo affatto. E chissà da quanto tempo.

Lea si dimostra soddisfatta del suo lavoro come scrittrice, del suo ruolo come madre e del suo matrimonio con il marito, ma la verità è che si è incastrata in ciò che lei definisce una «ruota del criceto». Inconsciamente lei lo sa, per questo quando vede una stella cadente, una sera, desidera che nella sua vita entri una novità. La novità, però, si rivela essere – più che un’ondata di aria fresca – uno tsunami.

Il cancro. Il grande spartiacque di tutte le consapevolezze. C’è un momento prima e un momento dopo di lui e, nel mezzo, ci si ritrova spesso incastrati in un limbo pensante, dove ogni presa di coscienza deve avvenire necessariamente, pronti o no.

Lea inizia la chemio, incontra Luca, un insegnante di inglese la cui leggerezza le mostra che sì, è possibile vivere una vita priva di ansia. Ed ecco che si scende inevitabilmente in profondità: ricordi, scene e momenti della sua crescita toccano la superficie della sua mente, obbligandola a prendere visione delle radici della sua stessa ansia.

L’aver avuto una madre come Gemma, un padre come il suo, una vita segnata dal continuo controllo del “peggio”. Prepararsi, costantemente, a spingere più forte degli altri. E Lea capisce che è stata la sua ansia il motore di propulsione per tutte le sue più grandi vittorie, ma così anche dei suoi sbagli più bui. Anziché cadere in quel così caldo vittimismo, Lea decide, più o meno ferocemente, di concedersi di osservare quella vita parallela, che non ha mai vissuto, usandola un po’ come lingua franca per tradurre la vita che invece si è scelta di vivere.

Cerca così, in un percorso di auto-analisi, di comprendere le origini della sua ansia ma anche della sua malattia, così distante dalla sua personalità, come le fa notare un’amica. Il tumore non le si addice, dopotutto: Lea conduce una vita sana, eppure il cancro l’ha divorata lentamente, nutrito da qualcosa che ora, lei, ha l’occasione finalmente di esacerbare.

 

Pensiero

Storia della mia ansia di Daria Bignardi è un libro che ho voluto regalare a mia madre. Daria è una giornalista che ammiro moltissimo, ma ancor più in quanto scrittrice. Il titolo mi ha colpito immediatamente, proprio perché ho avuto immediatamente la sensazione che si addicesse alla situazione. Mia madre, un tipo ansioso da sempre, è in netto contrasto con me, che l’ansia, a momenti, neppure la conosco e dalla quale rifuggo piacevolmente da tutta la vita.

Dedica Daria Bignardi Storia della mia ansia

 

Lei l’ha letto due volte e così io, preso dalla curiosità, ho iniziato a sfogliarlo durante il fine settimana. L’ho mangiato, pagina dopo pagina, catturato dalla penna cortese di Daria che sa così semplicemente, a volte in modo crudo, dipingere l’istantanea della realtà dei sentimenti. Non c’è malizia in ciò che descrive, ma c’è solo tanta verità. Che piaccia o meno, è la malaugurata sorte della sua protagonista che le concede di cadere in quella bizzarra e perturbante sensazione di gioia scaturita da un momento di dolore.

Quel sentimento lì, che credo sia anche lo stesso che il film di David FrankelCollateral Beauty, cercava di far emergere, ha radici in una forza quasi primordiale che esiste dentro di noi.

Ce lo dimentichiamo, ma è nei momenti di più totale disperazione, quando siamo certi che non possiamo scendere più in basso, che si accende un campanello che dice: ora ho capito tutto. La consapevolezza che niente, nella vita, ha più importanza della vita stessa. E allora visto che di vita ne abbiamo una è vero ciò che dice Lea, cioè che la differenza tra i vivi e i malati è che i malati hanno più voglia di vivere.

Perché, forse, presi e incastrati nella paura del cambiamento, in una comoda mediocrità, ci illudiamo di poter essere felici nell’inerzia. Ma è proprio grazie all’ansia, allo stress e alla paura che ci troviamo nella condizione necessaria di dover evadere. E l’evasione, che ci vada bene oppure no, ci costringe sempre ad aprire la porta a qualcosa di nuovo, di più sincero e, in definitiva, più nostro.

 

Citazione

 

Non si prendono decisioni in tempo di guerra.

 

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